6 Agosto, mon amour, 2015

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col., loop

Nel 2013 durante un viaggio in Giappone ho avuto l’occasione di intervistare Shoso e Keiko, due tra i pochi Hibakusha (sopravvissuti all’olocausto nucleare) disposti a raccontare la propria vita ed esperienza. Quello che mi ha davvero impressionato della loro testimonianza è stato che entrambi hanno dichiarato che, pur essendo sopravvissuti, la bomba per loro non ha mai smesso di detonare, dal momento che per il resto della loro vita dovettero nascondere di essere stati ad Hiroshima durante e dopo il bombardamento. Per i sopravvissuti della bomba atomica, infatti, era difficile trovare un lavoro o riuscire a sposarsi, a causa della costante minaccia di potersi ammalare o di mettere al mondo figli malati per le radiazioni a cui erano stati esposti. Sia Shoso che Keiko hanno dichiarato che il momento peggiore della loro vita non fu la bomba ma gli anni successivi in cui soffrirono per amore. Shoso perse ogni speranza quando gli fu impedito di sposare la fidanzata perché il padre di lei non voleva che la figlia andasse in sposa a un potenziale infetto. Keiko sentì di perdere tutto quando rimase vedova. Seppure sopravvissuti, le loro vite erano rimaste ferme allo scoppio della bomba.

Questa è la ragione per cui ho preso l’immagine dell’orologio (ritrovato dopo l’esplosione ed esposto ora al museo della pace di Hiroshima) che riporta l’orario esatto della deflagrazione e sono intervenuta spostando in avanti di un minuto la lancetta dei minuti e aggiungendo la lancetta dei secondi che oscilla così avanti e indietro ininterrottamente tra passato e futuro.